Premessa
Le recenti vicende giudiziarie circa l’uso manipolatorio dei dati raccolti da Facebook per orientare politicamente ha sottolineato come gli stessi dati vengano usati per i fini di marketing: mostrare pubblicità solo ad utenti che potrebbero diventare acquirenti selezionando l’utente sulla base di età, sesso, religione, locazione geografica, tendenza politica, … arrivando al punto di associare l’interesse su un certo argomento col tempo trascorso su un post che ne parla.
Facebook non è certo solo; una cosa analoga avviene in tutti i siti di internet. Almeno l’indirizzo internet viene registrato quando ci si connette ad un sito. Se è un sito di oroscopi gratuiti si fornisce la data di nascita. Se è un sito di e-commerce gli si fornisce nome, cognome, indirizzo di casa e telefono. Per ricevere il libro con le ricette della grande cuoca devi fornire l’indirizzo email, sul quale poi -visto l’interesse per la cucina- riceverai offerte di venditori di pentole, di corsi di cucina…
Per evitare che l’indirizzo internet venga registrato esiste uno strumento che si chiama VPN, che però non è gratuito (dal funzionamento si capirà perché); il computer dell’utente si collega ad un server dedicato, per esempio a Milano (ce ne sono in tutto il mondo ecco il costo), e da questo server in modo trasparente si collega al sito voluto. L’indirizzo registrato è quello del server di Milano che per contratto non registra gli indirizzi.
Questa soluzione è come svuotare il mare col cucchiaino il mare e non tutti se lo possono permettere, ma il mare è fatto di gocce. Un grande cucchiaio per noi cittadini EU è il GDPR che sanziona pesantemente (anche per questi colossi economici il cui fatturato è maggiore del PIL di intere nazioni).
Ma VPN e GDPR non bastano: è chiaro che questi strumenti non possono bastare; serve, innanzitutto, una presa di coscienza della esistenza di una criticità e che ogni utente si adoperi per fare qualcosa, ognuno deve usare il proprio cucchiaino nel suo piccolo.
“Hai vinto mille euro!”: ricevere una mail con questo oggetto fa pensare ad un colpo di fortuna oppure ad un tentativo di truffa?
Allo stesso modo quando in un sito viene regalato qualcosa di valore, ci si deve chiedere: “in cambio di cosa”? 99% dei casi o il sito si regge sulle pubblicità che ti mostra o è finanziato da qualcuno (siti di banche, ministeri, fondazioni, ditte) oppure la merce sei tu. Quel 1% e gestito da volontari.
Il dottore che va in Africa centrale gratuitamente è un volontario, la persona che gratuitamente porta chi non può in ospedale o al mercato è un volontario. Come loro ci sono persone che creano programmi per computer e li mettono liberamente a disposizione di tutti.
L’applicazione whatsapp, diffusissima e di proprietà di Facebook -che non è certo una associazione no-profit di quel 1%, ha annunciato che avrebbe cambiato le regole delle privacy rendendone l’accettazione obbligatoria, pena l’impossibilità dell’uso dell’applicazione.
Noi europei siamo protetti col GDPR ma non è così nel resto del mondo: milioni di utenti sono già migrati ad altre app. Per noi non è così necessario ma essere un pezzo del nostro cucchiaino: la facile guida vanifica l’alibi “non so come fare”.
Guida
I protagonisti sono Giulietta Capuleti e Romeo Montecchi. Erano usi a scambiarsi messaggi ed altri media con whatsapp ma, consci dei rischi e desiderosi di punire i prepotenti prendono la decisione di passare a telegram.
Per prima cosa si accordano fra loro altrimenti Giulietta passa a telegram e non riceve nulla perché Romeo continua a scriverle in whatsapp.
Quindi passano alla versione aggiornata di Telegram.
Infine Giuletta, e lo stesso farà Romeo, per mantenere le sue conversazioni ed tutti i suoi file multimediali condivisi con Romeo esegue i passi seguenti.
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Per quanto tra i dati WhatsApp personali condivisi non ci siano le conversazioni delle chat protette dalla crittografia end-to-end, ci sono altre informazioni pure conservate e abbinate ad ogni utente. Per conoscerle, bisognerà andare nelle Impostazioni dell’app, dunque in Account e ancora selezionare la voce “Richiedi informazioni sull’account”. Una volta dentro la relativa scheda, non bisognerà fare altro che inoltrare proprio la domanda. Il documento verrà notificato entro tre giorni e potrà essere consultato aprendo un qualsiasi browser.